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Sanzio Raffaello, 1483/ 1520
San Sebastiano
- “Quatremère de Quincy A. C., Istoria della vita e delle opere di Raffaello Sanzio di Urbino, voltata in italiano, corretta, illustrata e ampliata per cura di Francesco Longhena, (Milano: 1829)” pp. 7-8
- “Passavant J. D., Raphael von Urbino und sein vater Giovanni Santi, (Leipzig: 1839)” v. I
- “Kugler F., A handbook of the history of painting, (London: 1842)” p. 720
- “Rosini G., Storia della pittura italiana esposta coi monumenti, (Pisa: 1843)” v. IV p. 28 nota 14
- “Lochis G., La Pinacoteca e la Villa Lochis alla Crocetta di Mozzo presso Bergamo: con notizie biografiche degli autori dei quadri, (Milano: 1846)” n. 230
- “Kunstschätze der Lombardei”Zurich, Kunsthaus Zurich1948
- “Raphael. Grace et Beauté”Paris, Musée du Luxembourg10.10.2001 - 27.01.2002
- “Raphael: from Urbino to Rome”London2004
- “Raffaello e Urbino. La formazione giovanile e i rapporti con la città natale”Urbino, Galleria Nazionale delle Marche04.04.2009 - 12.07.2009
- “Botticelli to Titian. Two Centuries of Italian Masterpieces”Budapest, Szépmuvészeti Muzeum2009 - 2010
Descrizione dell'opera
Originario di Urbino e attivo inizialmente nella bottega di Perugino, Raffaello lavora a Siena, forse come collaboratore di Pinturicchio, per poi affermarsi definitivamente a Firenze nei primi anni del Cinquecento. Il San Sebastiano fu dipinto quando Raffaello non aveva nemmeno vent’anni, ma si impone per una straordinaria finezza esecutiva e per la capacità quasi miracolosa di gradazione della luce, che avvolge la figura in un’atmosfera dolce e sognante. L’opera fu realizzata per la devozione personale di un raffinato committente; questo spiega perché un santo come Sebastiano, solitamente associato alla pietà popolare, venga raffigurato in vesti aristocratiche mentre tiene in mano la freccia simbolo del martirio, anziché nudo e trafitto dai dardi, come prevedeva l’iconografia tradizionale.