A differenza di molti musei civici italiani, nati in seguito alle soppressioni degli enti ecclesiastici e alla dispersione delle quadrerie aristocratiche, l’Accademia Carrara è soprattutto il risultato della generosità di privati, appassionati d’arte e collezionisti, che hanno lasciato al Museo le loro raccolte, piccoli nuclei di oggetti o anche singole opere.
In testa al lungo elenco di donatori, che testimonia un’ininterrotta tradizione di affetto e di mecenatismo cittadino, svettano le figure di Giacomo Carrara (1796), Guglielmo Lochis (1866), Giovanni Morelli (1891), Federico Zeri (1998) e, da ultimo, Mario Scaglia.
I loro lasciti costituiscono la spina dorsale del museo e contribuiscono a definire il carattere generale delle raccolte dell’Accademia Carrara; tuttavia, accanto alle donazioni maggiori, è giunta negli anni un’ininterrotta serie di oltre duecento lasciti che hanno arricchito e diversificato le collezioni del museo. Tra questi, si possono ricordare quelli di Carlo Marenzi (1851), proprietario della Madonna col Bambino di Andrea Mantegna; di Francesco Baglioni (1900), che ha lasciato alla Carrara una rara serie di carte da tarocchi quattrocentesche; di Cesare Pisoni (1923-1924), che ha donato una piccola ma importante raccolta di pittura del secondo Ottocento.
Giacomo Carrara
Bergamo, 1714 – 1796
Due progetti strettamente correlati accompagnarono Giacomo per tutta la vita: l’istituzione di una Scuola di pittura e di una Galleria per le sue raccolte d’arte, aperta al pubblico degli intenditori.
Per realizzare questo proposito acquistò nel 1766 un vecchio stabile in via della Noca a Bergamo, trasformandolo radicalmente. È il nucleo originario dell’edificio neoclassico progettato da Simone Elia, che oggi ospita l’Accademia Carrara.
Guglielmo Lochis
Bergamo, 1789 – 1859
Nominato nel 1835 membro della Commissaría dell’Accademia Carrara, organo di gestione voluto dal fondatore per amministrare la Pinacoteca e la Scuola di Pittura, Lochis ne divenne presidente pochi anni dopo, nel 1838. Il conte rivestì un ruolo fondamentale nelle scelte adottate dal consiglio, come nel 1835, in occasione della vendita all’asta di molti dipinti della collezione Carrara e probabilmente anche di parte di quelli acquistati dal museo nel 1804 da Salvatore Orsetti a Venezia.
Giovanni Morelli
Verona, 1816 – Milano, 1891
Giovanni Morelli costituì la sua raccolta seguendo il proprio gusto e i suoi interessi di studioso, ma senza uno specifico programma.
La raccolta, completata intorno al 1874, arredava le stanze dell’abitazione di via Pontaccio 14 a Milano, dove rimase sino alla scomparsa di Morelli nel 1891. L’anno seguente per volontà testamentaria giunse all’Accademia Carrara, che si arricchì della collezione di uno dei più grandi storici dell’arte dell’Ottocento.
Federico Zeri
Roma, 1921 – Mentana, 1998
Il rapporto di Zeri con l’Accademia Carrara risale all’inizio degli anni Cinquanta, quando negli articoli dello studioso compaiono i primi riferimenti a opere del museo bergamasco.
L’ultimo episodio della lunga amicizia di Zeri con il museo fu la decisione, già maturata alla fine degli anni Ottanta, ma espressa ufficialmente nel testamento, di donare all’Accademia Carrara la propria raccolta di sculture, che veniva a colmare una lacuna nel patrimonio dell’istituzione bergamasca.
Mario Scaglia
Bergamo, 1934
Mario Scaglia, ingegnere, proviene da una famiglia di industriali dediti, in principio, alla produzione di bottoni e spolette, poi convertiti all’ingegneria meccanica di precisione, ed è proprio la dimensione tecnica che lo fa appassionare a medaglie e placchette, oggetti d’arte di piccolo formato, frutto di grande perizia nel campo della metallurgia, che costituiscono il cuore della sua collezione d’arte.
Altri donatori
Accanto alle cinque donazioni più consistenti (provenienti dalle collezioni di Giacomo Carrara, Guglielmo Lochis, Giovanni Morelli, Federico Zeri e Mario Scaglia), nel corso di più di due secoli oltre 240 enti e privati si sono affidati all’Accademia Carrara per custodire le proprie opere. Di seguito, secondo un ordine cronologico, riportiamo l’elenco dei numerosi donatori, dei rari acquisti ottocenteschi e dei depositi.