Il personaggio
Storico dell’arte di statura internazionale ed erede di una illustre tradizione di “conoscitori”, Federico Zeri non fu stato soltanto un fuoriclasse nella sua disciplina, ma un personaggio poliedrico: brillante scrittore, caustico polemista, eccentrico collezionista; una figura di spicco della cultura italiana della seconda metà del Novecento. La sua biblioteca e la sua fototeca sono state donate all’Università di Bologna, mentre all’Accademia Carrara di Bergamo Zeri ha lasciato un nucleo di 46 sculture che hanno arricchito significativamente le collezioni del museo.
Un conoscitore tra due continenti
Allievo di Pietro Toesca, Federico Zeri frequentò fin da giovane i maggiori storici dell’arte dell’epoca: da Bernard Berenson a Roberto Longhi, da Denis Mahon a John Pope-Hennessy. Nel 1948 fu nominato direttore della Galleria Spada di Roma, ma all’inizio degli anni Cinquanta abbandonò gli incarichi nella Pubblica Amministrazione per iniziare una carriera di studioso autonomo.
Il suo talento di conoscitore gli garantì una rapida affermazione presso alcuni dei maggiori antiquari e collezionisti dell’epoca, come Vittorio Cini, John Paul Getty, Alessandro Contini Bonacossi e Daniel Wildenstein. Particolarmente strette erano le relazioni con gli Stati Uniti, dove Zeri insegnò e dove collaborò alla catalogazione delle raccolte di numerosi musei, tra cui il Metropolitan Museum of Art di New York.
Il rapporto di Zeri con il mondo della cultura italiana fu invece piuttosto travagliato. Inflessibile fustigatore dei danni perpetrati al patrimonio artistico e paesaggistico, nel suo paese rimase una figura isolata.
I libri
Federico Zeri è stato autore di numerosi articoli per riviste scientifiche, raccolti successivamente in cinque volumi intitolati Giorno per giorno nella pittura (1988-1998), ma anche di libri memorabili. Pittura e Controriforma (1957) è una ricerca pionieristica sul tardo Manierismo a Roma, mentre Due dipinti la filologia e un nome (1961) è un’indagine avvincente su un anonimo pittore, il Maestro delle Tavole Barberini, successivamente identificato con l’urbinate fra Carnevale. A lungo collaboratore di quotidiani e settimanali, Zeri ha inoltre raccolto i suoi testi d’occasione in volumi di grande successo, tuttora ristampati, come Mai di traverso (1982) e Inchiostro variopinto (1985).
Zeri e l’Accademia Carrara
Il rapporto di Zeri con l’Accademia Carrara risale all’inizio degli anni Cinquanta, quando negli articoli dello studioso compaiono i primi riferimenti a opere del museo bergamasco. La scoperta più sorprendente fu nel 1953 l’attribuzione al giovane Altobello Melone della Madonna con Bambino e san Giovannino (inv. 58 AC 00204). Nei decenni successivi gli incontri di Zeri con le opere del museo si diradarono, ma il legame con la Carrara si rinsaldò in occasione delle ricerche che condussero nel 1986 alla pubblicazione del catalogo scientifico della raccolta di Giovanni Morelli, in collaborazione con l’allora direttore Francesco Rossi.
Il lascito al museo
L’ultimo episodio della lunga amicizia di Zeri con il museo fu la decisione, già maturata alla fine degli anni Ottanta, ma espressa ufficialmente nel testamento, di donare all’Accademia Carrara la propria raccolta di sculture, che veniva a colmare una lacuna nel patrimonio dell’istituzione bergamasca.
Il lascito divenne effettivo dopo la morte dello storico dell’arte; nell’attuale allestimento dell’Accademia Carrara, alla collezione di sculture di Federico Zeri è dedicata la sala 6.
Altri collezionisti
Giacomo Carrara
Bergamo, 1714 – 1796
Due progetti strettamente correlati accompagnarono Giacomo per tutta la vita: l’istituzione di una Scuola di pittura e di una Galleria per le sue raccolte d’arte, aperta al pubblico degli intenditori.
Per realizzare questo proposito acquistò nel 1766 un vecchio stabile in via della Noca a Bergamo, trasformandolo radicalmente. È il nucleo originario dell’edificio neoclassico progettato da Simone Elia, che oggi ospita l’Accademia Carrara.
Guglielmo Lochis
Bergamo, 1789 – 1859
Nominato nel 1835 membro della Commissaría dell’Accademia Carrara, organo di gestione voluto dal fondatore per amministrare la Pinacoteca e la Scuola di Pittura, Lochis ne divenne presidente pochi anni dopo, nel 1838. Il conte rivestì un ruolo fondamentale nelle scelte adottate dal consiglio, come nel 1835, in occasione della vendita all’asta di molti dipinti della collezione Carrara e probabilmente anche di parte di quelli acquistati dal museo nel 1804 da Salvatore Orsetti a Venezia.
Giovanni Morelli
Verona, 1816 – Milano, 1891
Giovanni Morelli costituì la sua raccolta seguendo il proprio gusto e i suoi interessi di studioso, ma senza uno specifico programma.
La raccolta, completata intorno al 1874, arredava le stanze dell’abitazione di via Pontaccio 14 a Milano, dove rimase sino alla scomparsa di Morelli nel 1891. L’anno seguente per volontà testamentaria giunse all’Accademia Carrara, che si arricchì della collezione di uno dei più grandi storici dell’arte dell’Ottocento.
Mario Scaglia
Bergamo, 1934
Mario Scaglia, ingegnere, proviene da una famiglia di industriali dediti, in principio, alla produzione di bottoni e spolette, poi convertiti all’ingegneria meccanica di precisione, ed è proprio la dimensione tecnica che lo fa appassionare a medaglie e placchette, oggetti d’arte di piccolo formato, frutto di grande perizia nel campo della metallurgia, che costituiscono il cuore della sua collezione d’arte.
Altri donatori
Accanto alle cinque donazioni più consistenti (provenienti dalle collezioni di Giacomo Carrara, Guglielmo Lochis, Giovanni Morelli, Federico Zeri e Mario Scaglia), nel corso di più di due secoli oltre 240 enti e privati si sono affidati all’Accademia Carrara per custodire le proprie opere. Di seguito, secondo un ordine cronologico, riportiamo l’elenco dei numerosi donatori, dei rari acquisti ottocenteschi e dei depositi.