La formazione e i viaggi
Giacomo Carrara nacque a Bergamo nel 1714, primogenito di Carlo Carrara e Anna Passi. La madre apparteneva a una nobile famiglia bergamasca, mentre il padre, proprietario terriero attivo nel commercio della lana, aveva acquistato nel 1690 il palazzo in via Pignolo in cui il figlio avrebbe trascorso la sua vita.
Giacomo e il fratello Francesco, educati entrambi al Collegio Mariano di Bergamo, intrapresero strade differenti: il primo si dedicò agli studi eruditi, coltivando in particolare la passione per l’arte; il secondo scelse la carriera ecclesiastica a Roma, dove nel 1785 sarebbe diventato cardinale.
Nel 1755 la morte del padre Carlo permise a Giacomo di ricevere la sua parte di eredità e di intraprendere un lungo viaggio di formazione a Parma, Bologna, Roma, Napoli, Firenze e Pisa: l’occasione giusta per intrecciare rapporti con artisti e studiosi che sarebbero proseguiti per tutto il resto della sua vita, ma anche per iniziare ad ampliare le raccolte artistiche di famiglia. Di ritorno dal viaggio, sposò la cugina Marianna Passi, che sempre sostenne gli studi del marito e la sua vorace passione per il collezionismo.
La Pinacoteca e la Scuola di pittura
Due progetti strettamente correlati accompagnarono Giacomo per tutta la vita: l’istituzione di una Scuola di pittura e di una Galleria per le sue raccolte d’arte, aperta al pubblico degli intenditori.
Per realizzare questo proposito acquistò nel 1766 un vecchio stabile in via della Noca a Bergamo, trasformandolo radicalmente. È il nucleo originario dell’edificio neoclassico progettato da Simone Elia, che oggi ospita l’Accademia Carrara. Alla morte del Carrara, nel 1796, secondo il catalogo redatto da Bartolomeo Borsetti, la collezione contava 1275 dipinti, oltre a un nucleo numericamente non precisabile ma rilevante di altri quadri distribuiti tra la Galleria e il Palazzo di via Pignolo.
Tra i dipinti attualmente conservati in museo soltanto 407 sono stati individuati come certamente provenienti dalla collezione Carrara: nel 1835, infatti, molti dei quadri lasciati da Giacomo furono venduti all’asta. Solo poche tra le opere vendute si riconoscono altrove, specialmente tra quelle passate alla collezione di Guglielmo Lochis.
Il gusto di un collezionista
La Pinacoteca rispecchiava il gusto erudito del Carrara e offriva un articolato panorama delle scuole pittoriche italiane, in particolare di quelle lombarda e veneta, spaziando dal Rinascimento sino agli artisti a lui contemporanei.
I dipinti erano distribuiti in undici sale, alcune delle quali a tema, come quelle dedicate ai letterati, ai pittori, agli storici, ai poeti. La disposizione era a più registri in altezza sulla parete, con le opere accostate l’una all’altra, divise soltanto da un sottile listello dorato. L’ordinamento era genericamente improntato alla classificazione della pittura in generi, ma la necessità prevalente era quella di esporre il maggior numero possibile di opere, secondo il tipico gusto di un allestimento a quadreria.
Non solo collezionista
Il collezionismo è l’aspetto più conosciuto della personalità di Giacomo Carrara. Meno note, ma altrettanto rilevanti, sono la sua attività di committente, mecenate e protettore delle arti e, soprattutto, il suo impegno come studioso ed erudito. Giacomo fornì a Francesco Maria Tassi diverse informazioni, soltanto in parte confluite nella stesura delle Vite de’ pittori, scultori e architetti bergamaschi (1793); inoltre, collaborò con Giovanni Gaetano Bottari alla Raccolta di lettere sulla pittura, scoltura ed architettura (1754-1773) e con Francesco Bartoli alla prima guida artistica di Bergamo (1774).
Altri collezionisti
Guglielmo Lochis
Bergamo, 1789 – 1859
Nominato nel 1835 membro della Commissaría dell’Accademia Carrara, organo di gestione voluto dal fondatore per amministrare la Pinacoteca e la Scuola di Pittura, Lochis ne divenne presidente pochi anni dopo, nel 1838. Il conte rivestì un ruolo fondamentale nelle scelte adottate dal consiglio, come nel 1835, in occasione della vendita all’asta di molti dipinti della collezione Carrara e probabilmente anche di parte di quelli acquistati dal museo nel 1804 da Salvatore Orsetti a Venezia.
Giovanni Morelli
Verona, 1816 – Milano, 1891
Giovanni Morelli costituì la sua raccolta seguendo il proprio gusto e i suoi interessi di studioso, ma senza uno specifico programma.
La raccolta, completata intorno al 1874, arredava le stanze dell’abitazione di via Pontaccio 14 a Milano, dove rimase sino alla scomparsa di Morelli nel 1891. L’anno seguente per volontà testamentaria giunse all’Accademia Carrara, che si arricchì della collezione di uno dei più grandi storici dell’arte dell’Ottocento.
Federico Zeri
Roma, 1921 – Mentana, 1998
Il rapporto di Zeri con l’Accademia Carrara risale all’inizio degli anni Cinquanta, quando negli articoli dello studioso compaiono i primi riferimenti a opere del museo bergamasco.
L’ultimo episodio della lunga amicizia di Zeri con il museo fu la decisione, già maturata alla fine degli anni Ottanta, ma espressa ufficialmente nel testamento, di donare all’Accademia Carrara la propria raccolta di sculture, che veniva a colmare una lacuna nel patrimonio dell’istituzione bergamasca.
Mario Scaglia
Bergamo, 1934
Mario Scaglia, ingegnere, proviene da una famiglia di industriali dediti, in principio, alla produzione di bottoni e spolette, poi convertiti all’ingegneria meccanica di precisione, ed è proprio la dimensione tecnica che lo fa appassionare a medaglie e placchette, oggetti d’arte di piccolo formato, frutto di grande perizia nel campo della metallurgia, che costituiscono il cuore della sua collezione d’arte.
Altri donatori
Accanto alle cinque donazioni più consistenti (provenienti dalle collezioni di Giacomo Carrara, Guglielmo Lochis, Giovanni Morelli, Federico Zeri e Mario Scaglia), nel corso di più di due secoli oltre 240 enti e privati si sono affidati all’Accademia Carrara per custodire le proprie opere. Di seguito, secondo un ordine cronologico, riportiamo l’elenco dei numerosi donatori, dei rari acquisti ottocenteschi e dei depositi.