Giovanni Morelli

Accademia Carrara

Medico, senatore, storico dell’arte

Medico, senatore del Regno d’Italia, storico dell’arte, Morelli è stato un personaggio poliedrico con interessi in campi diversi.

Una salda istruzione scientifica, acquisita nell’università di Monaco di Baviera, è alla base del suo metodo di attribuzione dei dipinti. I numerosi viaggi nelle capitali europee e in Italia, dove venne a contatto con i maggiori intellettuali del tempo e visitò collezioni private e musei, completano la sua educazione intellettuale e artistica. Convinto sostenitore dell’unità d’Italia, nel 1848 partecipò ai moti insurrezionali di Milano e nel 1860 venne nominato senatore per meriti patriottici.

Il metodo di Morelli

Studiando le opere di Botticelli, Morelli aveva notato che nelle figure le orecchie e le mani erano dipinte in modo analogo. Tali osservazioni, estese dapprima all’allievo di Botticelli, Filippino Lippi, e poi agli altri maestri fiorentini, conducevano allo stesso risultato: ciascun pittore concepiva in un modo pressoché identico, e nel contempo suo peculiare e diverso dagli altri, la forma dell’orecchio, della mano, delle unghie, dell’occhio. Il metodo, fondato quindi sul confronto delle forme, consentiva di attribuire le opere a un artista specifico e di distinguere gli originali dalle copie.

Fortuna del metodo morelliano

La rivoluzione introdotta da Morelli nella storia dell’arte ha avuto una risonanza europea. Basterebbe mettere in fila le varie edizioni dei suoi scritti (pubblicati tra il 1874 e il 1891) per verificare come le sue idee si siano rapidamente propagate dalla Germania all’Inghilterra e di ritorno fino all’Italia. Il suo grande avversario, lo storico dell’arte Wilhelm von Bode, aveva parlato della diffusione di un’epidemia, “la Lermolieffmanie”, riferendosi allo pseudonimo Ivan Lermolieff dietro il quale si celava Morelli, che pubblicava i suoi scritti come opera di questo misterioso studioso russo, nella traduzione tedesca di un altrettanto inesistente Johannes Schwarze, residente nella immaginaria Gorlaw, cioè Gorle presso Bergamo.

La collezione di uno storico dell’arte

Giovanni Morelli costituì la sua raccolta seguendo il proprio gusto e i suoi interessi di studioso, ma senza uno specifico programma. I primi acquisti risalgono alla metà degli anni Cinquanta, quando si procurò il Ritratto di giovane di Ambrogio de Predis e il San Giovanni Evangelista e la Santa Marta di Bergognone. Tuttavia, è soprattutto nel corso degli anni Sessanta e nei primi anni Settanta che la raccolta cominciò ad ampliarsi, anche grazie all’aiuto del cugino Giovanni Melli, al quale Morelli fece acquistare diversi dipinti che poi per eredità giunsero nelle sue mani. Opere fiorentine, senesi, umbre che provenivano dalle antiche famiglie toscane; dipinti emiliani e ferraresi comprati alla vendita della prestigiosa collezione Costabili; e infine le perle della collezione: il Giovane fumatore di Molenaer, le Storie di Virginia romana di Botticelli, entrambe acquisite alle aste del Monte di Pietà di Roma; il Ritratto di Leonello d’Este di Pisanello comprato a Londra.

Il lascito di Morelli all’Accademia Carrara

La raccolta, completata intorno al 1874, arredava le stanze dell’abitazione di via Pontaccio 14 a Milano, dove rimase sino alla scomparsa di Morelli nel 1891. L’anno seguente per volontà testamentaria giunse all’Accademia Carrara, che si arricchì della collezione di uno dei più grandi storici dell’arte dell’Ottocento. 117 dipinti e 3 sculture che furono ordinate nel 1892 da Gustavo Frizzoni, amico e fedele seguace di Morelli e del suo metodo, in due sale del museo intitolate al senatore e quindi illustrate in un catalogo a stampa.

Altri collezionisti

Giacomo Carrara

Bergamo, 1714 – 1796

Due progetti strettamente correlati accompagnarono Giacomo per tutta la vita: l’istituzione di una Scuola di pittura e di una Galleria per le sue raccolte d’arte, aperta al pubblico degli intenditori.

Per realizzare questo proposito acquistò nel 1766 un vecchio stabile in via della Noca a Bergamo, trasformandolo radicalmente. È il nucleo originario dell’edificio neoclassico progettato da Simone Elia, che oggi ospita l’Accademia Carrara.

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Guglielmo Lochis

Bergamo, 1789 – 1859

Nominato nel 1835 membro della Commissaría dell’Accademia Carrara, organo di gestione voluto dal fondatore per amministrare la Pinacoteca e la Scuola di Pittura, Lochis ne divenne presidente pochi anni dopo, nel 1838. Il conte rivestì un ruolo fondamentale nelle scelte adottate dal consiglio, come nel 1835, in occasione della vendita all’asta di molti dipinti della collezione Carrara e probabilmente anche di parte di quelli acquistati dal museo nel 1804 da Salvatore Orsetti a Venezia.

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Federico Zeri

Roma, 1921 – Mentana, 1998

Il rapporto di Zeri con l’Accademia Carrara risale all’inizio degli anni Cinquanta, quando negli articoli dello studioso compaiono i primi riferimenti a opere del museo bergamasco.
L’ultimo episodio della lunga amicizia di Zeri con il museo fu la decisione, già maturata alla fine degli anni Ottanta, ma espressa ufficialmente nel testamento, di donare all’Accademia Carrara la propria raccolta di sculture, che veniva a colmare una lacuna nel patrimonio dell’istituzione bergamasca.

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Mario Scaglia

Bergamo, 1934

Mario Scaglia, ingegnere, proviene da una famiglia di industriali dediti, in principio, alla produzione di bottoni e spolette, poi convertiti all’ingegneria meccanica di precisione, ed è proprio la dimensione tecnica che lo fa appassionare a medaglie e placchette, oggetti d’arte di piccolo formato, frutto di grande perizia nel campo della metallurgia, che costituiscono il cuore della sua collezione d’arte.

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Altri donatori

Accanto alle cinque donazioni più consistenti (provenienti dalle collezioni di Giacomo Carrara, Guglielmo Lochis, Giovanni Morelli, Federico Zeri e Mario Scaglia), nel corso di più di due secoli oltre 240 enti e privati si sono affidati all’Accademia Carrara per custodire le proprie opere. Di seguito, secondo un ordine cronologico, riportiamo l’elenco dei numerosi donatori, dei rari acquisti ottocenteschi e dei depositi.

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