Guglielmo Lochis

Accademia Carrara

Una vita divisa fra incarichi pubblici e collezionismo

La vita di Guglielmo Lochis si divide fra privato e pubblico, fra passione collezionistica e i numerosi incarichi che ne fecero un protagonista della vita politica e culturale della Bergamo austriaca. L’ascesa del conte Lochis, membro della Guardia Lombardo-Veneta sin dal 1816, è scandita dalle numerose nomine ricevute: dall’ammissione all’Imperial Regia Corte (1838) sino al conferimento del titolo di Ciambellano (1854). A questi privilegi si accompagnavano le cariche cittadine: da quella prestigiosissima di Podestà di Bergamo (1842-1848), a quelle non meno importanti di Direttore onorario dell’Imperial Regio Liceo (1850), di Ispettore Provinciale Scolastico (1852) e di Presidente dell’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti (1852).

Lochis e l’Accademia Carrara

Nominato nel 1835 membro della Commissaría dell’Accademia Carrara, organo di gestione voluto dal fondatore per amministrare la Pinacoteca e la Scuola di Pittura, Lochis ne divenne presidente pochi anni dopo, nel 1838. Il conte rivestì un ruolo fondamentale nelle scelte adottate dal consiglio, come nel 1835, in occasione della vendita all’asta di molti dipinti della collezione Carrara e probabilmente anche di parte di quelli acquistati dal museo nel 1804 da Salvatore Orsetti a Venezia. Alla vendita peraltro partecipò comprando per la sua raccolta numerose opere, tra cui il Ritratto di Francesco Bruntino di Fra’ Galgario.

È probabile che fosse molto attento anche alle vicende della Scuola e, con notevole intuito, si fece ritrarre dal miglior allievo uscito da quelle aule, cioè Giovanni Carnovali detto il Piccio, che lo fissa in un ritratto dallo sguardo glaciale, realizzato sempre nel 1835.

La collezione

Lochis iniziò a formare la propria raccolta negli anni Venti, procurandosi fin da subito dipinti di indiscutibile qualità. Nelle sue mani giunsero opere di Lorenzo Lotto, Giovanni Bellini, Carlo Crivelli, Carpaccio, Tiziano, Dürer, Canaletto, sino al San Sebastiano di Raffaello, gemma di una raccolta la cui crescita si segue attraverso le lettere, tra cui quelle con il restauratore milanese Alessandro Brison, e grazie ai tre cataloghi redatti personalmente dal conte e pubblicati nel 1834, nel 1846, nel 1858.

Man mano che la raccolta si ampliava, diventava necessaria una collocazione adeguata. Per questo motivo Lochis chiese all’architetto ticinese Luigi Fontana di costruire tra il 1840 e il 1841 alla Crocetta di Mozzo, poco fuori Bergamo, una villa di gusto neoclassico, dove la sua collezione fu allestita secondo le più aggiornate concezioni museografiche.

Il lascito alla città di Bergamo

Alla morte di Guglielmo Lochis nel 1859 il suo testamento imponeva alla città di prendersi l’onere dell’apertura al pubblico di questo secondo museo cittadino.

La vicenda si concluse diversamente perché la Municipalità di Bergamo impugnò il testamento del conte, pur di non doversi accollare la gestione del nuovo museo, ritenuto troppo fuori mano, insicuro e oneroso. Dei circa 550 dipinti della raccolta Lochis, dopo una lunga transazione con Carlo Lochis, l’amministrazione civica decise finalmente nel 1866 di destinarne 240 all’Accademia Carrara: una selezione attenta, condotta dall’occhio esperto di Giovanni Morelli.

Gli eredi, ai quali rimanevano la villa, oltre la metà della collezione di dipinti e molti oggetti – armi antiche, mobili, porcellane, avori, bronzetti, cineserie, vetri, smalti, pizzi, coralli – dispersero nel giro di pochi anni la raccolta artistica.

Altri collezionisti

Giacomo Carrara

Bergamo, 1714 – 1796

Due progetti strettamente correlati accompagnarono Giacomo per tutta la vita: l’istituzione di una Scuola di pittura e di una Galleria per le sue raccolte d’arte, aperta al pubblico degli intenditori.

Per realizzare questo proposito acquistò nel 1766 un vecchio stabile in via della Noca a Bergamo, trasformandolo radicalmente. È il nucleo originario dell’edificio neoclassico progettato da Simone Elia, che oggi ospita l’Accademia Carrara.

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Giovanni Morelli

Verona, 1816 – Milano, 1891

Giovanni Morelli costituì la sua raccolta seguendo il proprio gusto e i suoi interessi di studioso, ma senza uno specifico programma.
La raccolta, completata intorno al 1874, arredava le stanze dell’abitazione di via Pontaccio 14 a Milano, dove rimase sino alla scomparsa di Morelli nel 1891. L’anno seguente per volontà testamentaria giunse all’Accademia Carrara, che si arricchì della collezione di uno dei più grandi storici dell’arte dell’Ottocento.

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Federico Zeri

Roma, 1921 – Mentana, 1998

Il rapporto di Zeri con l’Accademia Carrara risale all’inizio degli anni Cinquanta, quando negli articoli dello studioso compaiono i primi riferimenti a opere del museo bergamasco.
L’ultimo episodio della lunga amicizia di Zeri con il museo fu la decisione, già maturata alla fine degli anni Ottanta, ma espressa ufficialmente nel testamento, di donare all’Accademia Carrara la propria raccolta di sculture, che veniva a colmare una lacuna nel patrimonio dell’istituzione bergamasca.

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Mario Scaglia

Bergamo, 1934

Mario Scaglia, ingegnere, proviene da una famiglia di industriali dediti, in principio, alla produzione di bottoni e spolette, poi convertiti all’ingegneria meccanica di precisione, ed è proprio la dimensione tecnica che lo fa appassionare a medaglie e placchette, oggetti d’arte di piccolo formato, frutto di grande perizia nel campo della metallurgia, che costituiscono il cuore della sua collezione d’arte.

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Altri donatori

Accanto alle cinque donazioni più consistenti (provenienti dalle collezioni di Giacomo Carrara, Guglielmo Lochis, Giovanni Morelli, Federico Zeri e Mario Scaglia), nel corso di più di due secoli oltre 240 enti e privati si sono affidati all’Accademia Carrara per custodire le proprie opere. Di seguito, secondo un ordine cronologico, riportiamo l’elenco dei numerosi donatori, dei rari acquisti ottocenteschi e dei depositi.

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